Ristorante 'L'imbuto'a Lucca
Il Museo di Arte Contemporanea che ospita il ristorante

Ristorante ‘L’imbuto’a Lucca

Solo raramente parlo di un ristorante nei miei post. Parlo di questo ristorante, perché, al momento di ordinare, mi è stato chiesto se avessi allergie, intolleranze o se detestassi qualche alimento in particolare.
Questo perché non c’è un menu da cui scegliere, puoi solo decidere il numero di portate-assaggio che possono essere 4,6 o 9.
Così mi sono subito sentita a mio agio, ho avvertito il rispetto per le mie scelte alimentari e la buona disponibilità e capacità di dribblarle, assieme alla mia intolleranza al glutine.
Dopo di che mi sono affidata alla maestria e alla creatività della cucina.
Gli amici che hanno pranzato con me sono assolutamente onnivori, quindi abbiamo seguito percorsi di degustazione diversi.

Occorre dire che i piatti de ‘L’imbuto’ non si ‘mangiano’, se ne fa esperienza!
Questa è una precisazione doverosa perché se qualcuno ti racconta come ha ‘mangiato’ a ‘L’imbuto’ a mio avviso non ha capito la straordinaria filosofia di cucina di questo ristorante.

Io sostengo, da sempre e su queste pagine già da più di due anni, che mangiare dovrebbe essere un’esperienza dei sensi, sempre.
Questo è esattamente ciò che accade a ‘L’imbuto’.

Per apprezzare questa filosofia di cucina occorre avere un palato allenato, capace di apprezzare i contrasti di sapore e di temperatura, le consistenze, le scelte cromatiche, occorre essere disposti ad affidarsi, accettare il rischio che qualcosa non piaccia e, cosa più importante, far cadere tensioni, pregiudizi e luoghi comuni.

Detto ciò, non mi divertivo così in un ristorante da quando, più di vent’anni fa, ho cenato al tavolo di cucina di ‘El Bulli’ a Roses con Ferran Adrià in persona a raccontarci personalmente i suoi piatti!

Forse è riduttivo raccontarti i miei assaggi ma, dopo aver stuzzicato la tua curiosità, mi sembra doveroso farlo quindi ecco qua:

L’assaggio di partenza  era una minestra cruda di ‘acqua di pomodoro’ corretta al Campari, con cipolla di Tropea e fili di finocchio selvatico. L’acidità del pomodoro corretta dall’amaro del Campari, a sua volta smorzato dalla dolcezza della cipolla.
Purtroppo ero cosi stupefatta da questo primo assaggio che ho dimenticato di fotografare, sorry!

A seguire, piccole carote bio appena glassate, ma quasi crude, con foglie di acetosella e salsa al whisky torbato. Aromi complessi, più di olfatto e di testa che di palato.

Ristorante 'L'imbuto' a Lucca
Piccole carote bio appena glassate….

Ancora… Riso ‘Acquerello’ aromatizzato al gin e cotto in acqua di pepe nero, con pinoli e alga wakame fritti.
Un piatto rassicurante forse per prepararmi a ciò che stava per arrivare.

Ristorante 'L'imbuto' a Lucca
Riso ‘Acquerello’ aromatizzato al gin e cotto in acqua di pepe nero

Scorzonera, fagiolini, filetti di zucchina, cipolline e chips di buccia di patata, passati brevemente al forno su una corteccia di pino marittimo così che le verdure si impregnassero dell’aroma di resina.

Ristorante 'L'imbuto' a Lucca
Scorzonera, fagiolini, filetti di zucchina, cipolline e chips di buccia di patata,
su corteccia di pino marittimo

Per concludere un assaggio di torta di cioccolato bianco e olive nere con melone e un gelato alla menta con olio di oliva, briciole di cioccolato, sedano e ravanello.

Scorzonera, fagiolini, filetti di zucchina, cipolline e chips di buccia di patata, passati brevemente al forno su una corteccia di pino marittimo così che le verdure si impregnassero dell’aroma di resina.

Uno straordinario viaggio attraverso i cinque sensi.
Assolutamente da provare, se hai una buona disponibilità a concederti il lusso di lasciarti sorprendere.

Mi farai sapere??

 

Short english translation:
Restaurant ‘L’imbuto’

I write very rarely about a restaurant in my posts.
I talk about this restaurant, because, at the time of ordering, I was asked if I had allergies, intolerances or loathed some food in particular.
This happens because there is not a menu from which to choose, you can only choose the number of tasting courses that can be 4.6 or 9.
This immediately put me at ease, I felt respect for my food choices and good availability and capacity to ‘dribble’ them, together with my gluten intolerance.
After that, I totally entrusted to the skill and creativity of the kitchen.
The friends who had lunch with me are absolutely omnivorous, so we followed different tasting paths.

It is important to say, the dishes of ‘L’imbuto’ are not simply ‘eaten’, you ‘make experience’ of them!
This is a necessary clarification because if someone tells you how he ‘ate’ at ‘L’imbuto’, in my opinion he did not understand the extraordinary philosophy of cooking of this restaurant.

I argue since a long while, and on this blog since more than two years ago, that eating should be an experience of the five senses, always.
This is exactly what happens at ‘L’imbuto’.

To appreciate this philosophy of cooking you should have a trained palate, able to appreciate the contrasts of flavor and temperature, textures, color choices, you should be willing to trust, accept the risk to dislike something and, more important, to leave tensions, prejudices and stereotypes.
That said, I did not had so much fun in a restaurant since, over twenty years ago, I dined at the kitchen table of ‘El Bulli’ in Roses Spain, with Ferran Adrià himself who personally explained his dishes!

Maybe it is reductive describe you my tastings but, I have stimulated your curiosity, and I will do it:

The dish of departure, was a raw soup of ‘tomato water’ flavored with Campari, with red onion and wild fennel.
The sour of the tomato was corrected by the bitter flavor of Campari, and the bitterness was softened by the sweetness of the onion.
I was too astonished at the beginning of the experience and I forgot to take a picture of it, sorry!

Next, small carrots bio, almost raw, with sorrel leaves and a sauce made out of torbato scotch whisky. Complex aromas, smell rather than taste.

And more: Rice ‘acquerello’ flavored with gin and cooked in water of black pepper, with both fried, pine nuts and wakame seaweed. A dish perhaps reassuring, to prepare me for he next tasting.

Salsify, green beans, zucchini fillets, onions and chips made of potato skins , everything passed in the oven for a few minutes, on a maritime pine bark so that the vegetables could absorb the aroma of resin.

To close the meal, for my friends, a taste of white chocolate cake with black olives and melon and a dessert of ice cream ‘lattementa’ (Milk and min) with olive oil and crumbs of chocolate cake, celery and radish.

Behind these dishes, there is a lot of research, a careful study of the alchemies that each individual foods produce interacting with each other. There is real passion, and nothing is left to chance.

An extraordinary journey through the five senses.
I suggest you to try if you decide to indulge in the luxury of being surprised!

I hope you will have the chance to live this experience!


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