I libri di cucina della mia vita capitolo 3.
La fisiologia del gusto di Anthelme Brillat Savarin.
Come il pifferaio magico di Hamelin, Anthelme Brillat Savarin mi ammaliò
e mi portò con sé nella Francia di fine ‘700.
Fu praticamente protagonista di una mia vacanza, tanto che a un
certo punto cominciai a chiamarlo scherzosamente ‘zio Antelmo’.
Non riuscivo a smettere di leggerlo e rileggerlo, ridacchiavo tra me
e me, letteralmente affascinata dal suo stile e dai suoi racconti maliziosi.
La Fisiologia del gusto è ben altro che un libro di ricette.
Anthelme Brillat Savarin era ben altro che un qualsiasi ghiottone.
Egli nacque in Francia alla metà del 1700 e si trovò quindi
immerso nella rivoluzione francese.
Con il suo libro, Brillat Savarin portò il cibo alla ribalta sociale e letteraria,
per coloro che, all’epoca, potevano permettersi di indulgere a questo lusso.
All’inizio dell’ ‘800 il mangiare di qualità uscì dalle cucine fumose dei
nobili e dei dignitari, dov’era relegato, e si assistè all’apertura dei
primi esempi di ristorazione.
E’ mia opinione, e non mi stancherò mai di ripeterlo, che non si può
cucinare bene se non si sa mangiare bene e se non si sa godere della
tavola. La visione di ‘zio Antelmo’ è stata per me preziosa in questo senso
ed è stata inoltre una guida inaspettata alla scoperta dei cinque sensi.
Le sue trenta ‘Meditazioni di Gastronomia Trascendente’ iniziano, ovviamente, con quella sul gusto e spaziano dall’appetito, alla teoria della frittura, dal piacere della tavola, all’influsso della dieta sul riposo, dal trattamento curativo dell’obesità, alla storia filosofica della cucina.
C’è perfino una meditazione sul digiuno, ma raccomando caldamente
di non prenderla ad esempio perché il suo concetto di digiuno è
decisamente diverso da quello igienico e terapeutico dei nostri tempi.
Ho fatto tesoro del suo aforisma più celebre:
‘ Invitare una persona , è occuparsi della sua felicità durante
tutto il tempo ch’essa passa sotto il vostro tetto.’
Una lettura affascinante di cultura della cucina per curiosi raffinati.
Short english translation:
The cookbooks of my life chapter 3.
The Physiology of Taste by Anthelme Brillat Savarin.
Like the Pied Piper of Hamelin, Anthelme Brillat Savarin captivated me and took me with him in the France of end ‘700.
It has been pretty much the star of one of my holidays, so much that I started to call him ‘Uncle Antelmo’, for joke.
I could not stop reading its book, giggling between me and me,
literally fascinated by his style and by his mischievous tales.
The Physiology of Taste is much more than a cookbook.
Anthelme Brillat Savarin was much more than a simple gourmand.
He was born in France in the mid 1700s, which means in the same period of the French Revolution.
With his book, Anthelme Brillat Savarin brought the food to the social and literary foreground for those who, at the time, could afford to indulge in this luxury.
At the beginning of the ‘800 the food of quality came out of the smoky kitchens of the nobles and dignitaries, where it was relegated, and the first examples of restaurants started their activities.
It is my opinion, and I shall never tire to repeat it, that you can not
cook well if you do not know how to eat well and if you do not know how to really enjoy a meal.
The vision of ‘Uncle Antelmo’ has been precious to me in this effect,
and it has been also an unexpected guidance to the discovery of the five senses.
His thirty ‘ Meditations on Transcendental Gastronomy’ begin,
of course, with the one on ‘the taste’, and they range from ‘the appetite’ to ‘the theory of frying’, ‘the pleasures of the table’ to ‘the influence of the diet on the sleep’, to
‘the curative treatment of obesity’ to ‘the philosophical history of the cuisine’.
There’s even a meditation on fasting, but I highly recommend you
not to take it as an example because his concept of fasting is quite different from that hygienic and healing one of our times.
I have treasured his most famous aphorism: ‘to invite a person
means to ensure their happiness during the whole time that it will spend under your roof. ‘
A fascinating reading of kitchen culture, for refined curious.