
Il mio maestro, curava molto l’aspetto sensoriale della cucina,Il gusto era il principe dei sensi per lui.
I suoi piatti erano una gioia per gli occhi e ci insegnava ad iniziare da qui, mai sciatteria, mai decorazioni inutili o non inerenti il piatto.
Era uno chef speciale, oggi diremmo quasi minimalista.
Oltre che al senso del gusto, ci iniziava ai piaceri dell’olfatto: per le analisi organolettiche usavamo il naso, prima del palato. In modo quasi maniacale ci faceva assaggiare e correggere finché gusto ed olfatto erano ben sviluppati e la capacità di armonizzare un piatto non diventava per noi strumento consueto come il coltello preferito o la spatola più morbida.
Devo molto a questo uomo infaticabile, già alle cinque in cucina, alle sei al mercato e noi allievi dietro, insonnoliti.
Si chiamava Angelo Paracucchi, a molti di voi questo nome non dice niente ma il suo talento ha avuto una parte importante nel modificare il rapporto dell’uomo di oggi con il cibo.
Se oggi riesco a fare un piatto interessante e ben costruito con pochi ingredienti naturali è grazie al suo insegnamento.
Grazie Maestro.